Un viaggio on the road, che qualcuno banalmente ha limitato a confini sonori come il folk, il dark e il country. Senza voler fare polemiche, trovo piuttosto ridicolo volere per forza affibbiare delle etichette ad artisti che non ne hanno alcun bisogno. Phill Reynolds di sicuro non ne ha. È sufficiente perdere qualche minuto e ammirare i videoclip ‘Ring Of Fire’ o ‘Is It Painful’ per rendersi conto che l’artista originario di Salcedo ha una capacità innata di connettersi col proprio pubblico. Il magnifico cantato illumina i passaggi melodici di cui è costellato il suo nuovo album e, finalmente oserei dire, chi si avvicina alla sua materia non si imbatte in niente di già sentito o scontato. Chi lo conosceva già da ‘Love And Rage’ e ‘A Sudden Nowhere’, si innamorerà perdutamente della veste scura e misteriosa con cui ha ricoperto i brani. Chi invece non sapeva della sua esistenza potrebbe rimanere sconvolto dal messaggio profondo di ‘The Fault Is Mine’ e ‘A Clockwork Dream’ ed essere spinto a curiosare nel passato, tra altri dischi solisti, Hearts Apart e Miss Chain & The Broken Heels. Le collaborazioni con Stefano Pilia (‘Dive Bar Oblivion’), Iosonouncane (‘World On Fire’) e C+C=Maxigross (‘In The Dark’) accrescono lo spessore della release ma quello che manca in realtà è solo un palco dove piazzare Phil Reynolds e fermarsi davanti a lui e godere della sua arte.