Qualcuno imbattendosi nelle recensioni di ‘Cosmic Renaissance - Universal Language’ di Gianluca Petrella e ‘Oh Death’ dei Goat penserà che siamo diventati una webzine jazz. No, siamo sempre Suffissocore e proprio perché una risorsa di musica alternativa come la nostra vi parla di questi dischi dovreste porgere grande attenzione alle parole che leggerete. A sei anni di distanza da ‘Requiem’, nel frattempo è uscita la raccolta di b-sides e rarità ‘Headsoup’, gli svedesi ribadiscono il loro concetto di free-jazz, lamentandosi delle temperature meno rigide della loro Korpilombolo, località della remota contea svedese di Norbotten, e mostrando un’estetica ed uno spirito assolutamente intatti (roba da far impallidire Ghost, Priest e Orville Peck impegnati in una serata dissoluta in compagnia). Sapete bene che dietro a questi costumi si celano musicisti della scena heavy metal e rock che potrebbero benissimo godersi la loro carriera ma che, per la quarta volta, hanno sentito l’esigenza di misurarsi in un progetto dove la tribalità e la coralità strumentale sono al centro tanto quanto la ricerca del groove e delle armonie in ambito psichedelico e funk. Proprio perché l’atmosfera generale è sempre ballabile e serena, il disco trasmette un senso di oscurità pazzesco e ‘Blow The Horns’ è un kraut rock galattico, che suona marziale e si fissa in testa come un chiodo, almeno quanto ‘Under No Nation’, presentato al mondo col video animato di John-Mark Lapham. Ritagliatevi un’oretta di tempo, prendete le cuffie, chiudete gli occhi e lasciatevi trascinare in un universo tutto nuovo. Attenzione però, perché vostra concezione della musica potrebbe seriamente cambiare.