Le problematiche legali sull’uso del nome e le difficoltà nell’organizzare concerti a causa della pandemia non hanno intaccato il fervore compositivo dell’artista lussemburghese che ha deciso di celebrare il principio direttivo dell’anima, trattato in passato da filosofi importanti come Nietzsche, con undici tracce che segnano l’ennesima svolta in carriera. Per questo viaggio verso la fine della luce, l’artista di estrazione neo-folk propone infatti un approccio compositivo fortemente legato all’elettronica, ma non più quella di matrice post-industriale degli esordi (‘Nera’ o ‘Confessions D'Un Voleur D'Ames’). Al contrario i synth usati per il successore di ‘Defiance’ sono caldi, puliti, quasi di ispirazione new wave, e passaggi come ‘Icarus Rex’ e ‘The Ripping Of The Veil’ esibiscono un potere cinematico travolgente. Jérôme Reuter possiede poi un’esperienza tale da sapere rendere ogni dettaglio magico e chi ha amato capolavori come ‘Die Æsthetik der Herrschaftsfreiheit‘ e ‘A Passage To Rhodesia’ non farà fatica nell’avvicinarsi a questo materiale. In attesa di capire come verrà trasportato in sede live, magari avvalendosi di qualche altro musicista, ‘Hegemonikon’ non tradisce il culto ed allo stesso tempo mostra il fianco all’irrefernabile desiderio di misurarsi con stili e atmosfere differenti.