Magari è una sensazione errata, ma ho percepito scarso interesse per il successore di ‘Harbinger’ e se fosse davvero così sarebbe un peccato. Non solo perché gli Arrival Of Autumn sono una delle migliori realtà metalcore della nuova generazione, sebbene siano attivi ormai da più di dieci anni, ma perché nel genere sono davvero poche le formazioni che negli ultimi tempi hanno saputo distinguersi per un sound ed un approccio lirico originali. ‘Kingdom Undone’, presentato con un’altra immensa copertina di Travis Smith (Katatonia, Megadeth) conferma tale tendenza, marcando ancora più evidenti i tratti positivi del secondo lavoro in studio e amplificando alcuni aspetti che invece erano rimasti più in sottofondo in precedenza. L’influenza degli In Flames è chiara e la voce di Jamison Friesen riporta alla mente il primo Corey Taylor (‘One More Day’) ma tutto il resto, tra stacchi ritmici estremi e passaggi melodici azzeccati, è di prima categoria e l’alternanza tra parti vocali pulite e parti harsh funziona alla grande, anche grazie ad i suggerimenti in fase di produzione di Mark Lewis (Trivium, The Black Dahlia Murder). Si parte con ‘Scars’, promosso come primo singolo, e dopo un paio di pezzi niente male come ‘Your Fiction’ e ‘Trust’ si arriva a ‘Ghosts’, apice del disco con un break centrale da urlo ed un testo che denuncia il genocidio cultura subito dai nativi americani nelle istituzioni scolastiche canadesi, permesso da leggi razziali come la Gradual Civilization Act e la Federal Indian Act. Veramente terribile. Lo stesso livello di intensità ed epicità viene raggiunto in corrispondenza di ‘Who The Masters Serve/Bury Me’, poco prima che ‘Hallowed’ chiuda la scaletta con un riff più old school e dissonanze ritmiche intriganti.