Spesso sono gli stessi gruppi, durante le interviste o nei backstage dei festival, a dare indicazioni sulle nuove realtà sonore da seguire. È successo così con i Graphic Nature che mi sono stati consigliati, nel giro di qualche mese, da almeno tre dei più influenti formazioni metalcore del Regno Unito. Eppure di metalcore i Graphic Nature non hanno moltissimo. Spaccano il culo quello sì, ma rifacendosi molto di più agli albori del nu metal ed alle icone che un po’ tutti conosciamo. Korn, Deftones, Slipknot… queste sono le influenze che emergono scorrendo le tracce di ‘A Mind Waiting To Die’, un debut album brutale che può già vantare una produzione internazionale e che candida i Graphic Nature al titolo di band da vedere a tutti i costi dal vivo. I problemi di salute mentale di Harvey Freeman rendono la sua voce ancora più malata, urgente e ostica di quello che ci si potrebbe immaginare dopo i primi minuti. I Graphic Nature dominano in maniera schiacciante l’ascoltatore. Nel disco c’è spazio per la melodia ma a spiccare è la velenosa attitudine di un combo che ama più l’hardcore che i ritornelli da classifica e non disdegna le sperimentazioni con un’elettronica di natura techno e industriale. Tutti possono crescere e quindi pure i Graphic Nature ma al cospetto di tracce quali ‘Into The Dark’, ‘White Noise’ e ‘Bad Blood’ viene veramente da chiedersi cosa potrebbe succedere con un’etichetta major alle spalle. Per il momento godiamoceli nella loro folle freschezza.