Un titolo come ‘Last Day Of Sun’ fa riflettere molto sull’attuale stato delle cose. Voluto o non voluto, è forte il riferimento alla questione politico-militare all’ordine del giorno ma anche alla crisi ambientale ed al disagio sociale che colpisce buona parte della popolazione. In tale consenso la musica death e crust è quanto mai adatta a riaprire le ferite e lacerare i sensi di colpa ed il gruppo originario del Colorado ha avuto ben quattro anni per confezionare il successore di ‘The Grand Descent’, che a sua volta conteneva pezzi scritti in un lasso di tempo abbastanza lungo. Il silenzio discografico in questo periodo è stato interrotto solo dal doppio singoli ‘They Take What They Please / Devolve’ e di conseguenza c’era grande attesa per il ritorno dei Fuming Mouth. Un’attesa ripagata da dodici tracce folgoranti, scritte appositamente per la dimensione live e per mettere subito in evidenza le qualità del nuovo drummer James Davis. La brutta malattia contro cui deve combattere il leader Mark Whelan si affaccia tra le sfumature oscure del lavoro, ma ciò che colpisce di più è la grana di chitarra e la polvere che ricopre ogni episodio in scaletta. ‘Respect & Blasphemy’ e ‘The Silence Beyond Life’ scoperchiano una tomba immaginaria dalla quale escono come zombie segnali di dolore, euforia momentanea, disgusto e pratiche brutali. Per ora ci saranno solo date in Canada, negli Stati Uniti e nel Regno Unito, a promozione di ‘Last Day Of Sun’, ma la speranza è che il trio, completato in tour dal bassista Dan Evans, possa avere un po’ di pace.