La notizia della tragica morte di Luis Vasquez, avvenuta in un appartamento di Los Angeles per una presunta overdose di Fentanyl, e Juan Mendez, più conosciuto come Silent Servant, si è diffusa nella giornata di ieri incidendo non poco sull’umore di tutti gli appassionati di elettronica e dark. Nel corso degli anni il progetto, in bilico tra post punk e darkwave, ha saputo unire più mondi spostando la ricerca a volte su matrici industriali (‘Deeper’) ed a volte su beat più ballabili (‘Criminal’). In tal senso, l’ultimo lavoro in studio ‘Exister’ si è mosso un po' a metà tra i capolavori dei Nine Inch Nails ed un’elettronica fluida e sperimentale. La versione strumentale dell’album costringe ad aprire ancora di più gli occhi e rapportare il talento del produttore californiano a quello di tanti esponenti delle scene elettroniche più importanti a livello mondiale. The Soft Moon poteva infatti permettersi di guardare Berlino dall’alto e non aveva bisogno di rifarsi esplicitamente alle avanguardie di Detroit o New York per vendere più copie. In pezzi come ‘Become The Lies’ o ‘Unforgiven’, qui spogliati di tutto il superfluo, si celano più sorprese che in tanti dischi rock fatti lo stampino per soddisfare le masse. Un disco che va analizzato, studiato, letto e riletto. Amato per la sua essenza auto-distruttiva, che purtroppo ha avuto riflessi anche nella vita reale, e sfruttato al massimo per la sua capacità di lenire le ferite più grandi.