Sono già trascorsi vent’anni da quando Jerome Reuter ha compiuto le prime mosse nel neo-folk e nel martial industrial. Per festeggiare l’anniversario sono state preparate diverse release per quest’anno, ma soprattutto un tour, denominato One Fire Worlwide, che purtroppo non toccherà il nostro paese. Tra queste release, la più preziosa è senza dubbio la presente antologia che ripercorre un po’ tutta la seconda fase del percorso artistico del musicista-compositore lussemburghese ovvero il periodo che va dalla pubblicazione di ‘Coriolan’ ai nostri giorni. Personalmente la trovo una scelta azzeccatissima, non soltanto perché ‘Anthology 2005 – 2015’ si era rivelata un eccellente compendio per tutti coloro hanno deciso di avvicinarsi alla sua musica in maniera graduale, per la natura della scaletta, selezionata con estrema intelligenza, e la profondità lirica che riesce a trasmettere. Nonostante si parli di tracce estratte da dischi diversi, alcuni dei quali tra l’altro con ospiti come nel caso della micidiale ‘The Angry Cup’ con Nergal di Behemoth e Me And That Man, sembra di trovarsi al cospetto di un album dalla visione maestosa e compatta. Chi amava le litanie industriali di inizio carriera dovrà accontentarsi del profilo cantautoriale, quasi rock in certi frangenti, di Reuter che ormai ha preso una direzione sonora più accessibile per tutti, senza mai comunque precipitare nel banale o scendere a compromessi, ma la bellezza di passaggi come ‘How Came Beauty Against Blackness’ (da ‘Gates Of Europe’), ‘Celine In Jerusalem’ (seconda traccia di ‘The Hyperion Machine’) e ‘One Lion’s Roar’ (dal sottovalutato ‘Le Ceneri Di Heliodoro’) li rinfrancherà di certo.