1. Mechanize 2. Industrial Discipline 3. Fear Campaign 4. Powershifter 5. Christploitation 6. Oxidizer 7. Controlled Demolition 8. Designing The Enemy 9. Metallic Division 10. Final Exit
Songs
1. Mechanize 2. Industrial Discipline 3. Fear Campaign 4. Powershifter 5. Christploitation 6. Oxidizer 7. Controlled Demolition 8. Designing The Enemy 9. Metallic Division 10. Final Exit
Possiamo discutere all"infinito sulle scelte di una band nella progressione non lineare della sua carriera. A volte i musicisti si muovono in una certa direzione per il bieco valore del denaro. Altre mollano la presa a causa dello stress o per inseguire sogni irraggiungibili. Altre ancora si scoprono a litigare tra loro come infanti guidati da bisogni primari. La verità è che niente più del prodotto finito – il disco quell"oggetto ancora non compreso da tutti nella sua complessità – può rispondere alle perplessità riguardanti un gruppo che si riforma o che cambia faccia dinanzi al proprio pubblico. Una volta siglata la pace tra Burton C. Bell e Dino Cazares abbiamo assistito al pronto disfarsi di Christian Olde Wolbers e Raymond Herrera quasi come se le due cose non potessero coincidere. Lo sbigottimento e il dispiacere provocati da tale frattura non potranno mai essere cancellati anche se Byron Stroud, un bisonte al basso, e Gene Hoglan, uno storico bisonte alla batteria, fanno la loro figura. "Mechanize" è un sontuoso ritorno per i californiani, un disco che si distingue solo per ritmiche più rallentate e thrash rispetto al passato e concede almeno quattro-cinque passaggi da brividi. La voce di Burton C. Bell regala subito gioie con la title track anche se il ritornello è abbastanza scontato. La successiva "Industrial Discipline" è uno schiaffo ai Meshuggah di "obZen", ne riprende la carica distruttiva e ne sfila la parte progressive. "Powershifter" seppellisce invece qualunque dubbio potesse essere emerso sull"efficacia di questa reunion. Immagino sia sufficiente affermare che si tratta di un pezzo che avrebbe potuto benissimo stare su "Demanufacture". Le note di un piano introducono la deriva industriale di "Christploitation" tagliata in due da un Gene Hoglan stellare e dal riffing esplosivo di Dino Cazares sicuramente più a suo agio che nel perseguire i limitati Divine Heresy. "Oxidizer" riflette la catarsi tecnologica avvertita nel deludente "Transgression" ma il suono è più compresso e dilaniante. Prima della paurosa "Final Exit" scorrono un paio di brani che non aggiungono niente alla storia dei Fear Factory ma sentire nuovamente Burton C. Bell a questi livelli e immaginare la formazione su un palco fa bene al sangue.