Chi conosce Jerome Reuter e ha già apprezzato i suoi prodigi cantautoriali, oltre all'amore per le atmofere neoclassiche e la filosofia, non avrà difficoltà a credere alle mie parole. Degli altri per una volta poco mi importa. Mi dispiace se alcuni si fermeranno alle banalità che l'arte impone, esattamente come il resto dell'esistenza, ma ce ne faremo una ragione. Il distacco non è dovuto a risentimento, al contrario è insito nella certezza che in pochi sapranno comprendere questa release e ancora meno, considerato che la sua edizione è strettamente limitata ad un migliaio di copie, se la potranno godere nella sua rigorosa originalità. Tre libri, tre album, un ciclo di canzoni con cui l'artista lussemburghese si lascia alle spalle 'Flowers From Exile' e 'Nos Chants Perdus' puntando diritto all'assoluto. Una vera e propria enciclopedia da trasmettere ai propri figli. La trilogia di Peter Weiss, 'The Aesthetics Of Resistance', ha ispirato un concept nel quale i riferimenti storici e letterali si sprecano. La strumentazione analogica con cui sono state registrate le canzoni esalta il trasporto delle parte vocali e insinua un dubbio atroce nell'ascoltatore. Oltre alle questioni esistenziali viene da chiedersi se la tecnologia non abbia ucciso un certo tipo di fare musica, quasi artigianale, comprimendo la creatività come il cervello di chi continua ad associare il neo folk a tematiche neonaziste. Jerome Reuter si è più volte dissociato da tutto questo, il ?seme della libertà? lo scuote da dentro e con tracce del calibro di 'The Pyre Glade' e 'The Merchange Fleet' supera qualunque traguardo raggiunto in precedenza. La sua attitudine multilinguista lo pone su un livello altro e offre uno stimolo ulteriore alla ricerca del linguaggio più adatto alla percezione dei sensi e alla materializzazione di imperdibili visioni.