Ce li ricordavamo come la boy-band del nu-metal dopo l’accattivante debutto ‘Jump Start’ (prodotto da Rob Cavallo) ma con ‘Shut Your Breath’ i Simon Says aumentano vertiginosamente la loro aggressività e sembrano avere accantonato in parte le tentazioni commerciali di una volta per fare davvero sul serio. La cosa strana è che questo secondo album, molto più del primo, ingloba al suo interno le caratteristiche della scena di Sacramento da dove provengono Matt Franks e gli altri. ‘Shut Your Breath’ diventa così uno splendido incrocio tra i primi Deftones (quelli di ‘Adrenaline’ per intenderci) e l’emocore dei Far le due band principali di quella zona e ‘Syphon’ ne è un formidabile esempio. I due singoli ‘Silk Moth’ e ‘Blister’ sono fatti apposta per vendere, vendere e stra-vendere ma mantengono l’energia che avevano ‘Sever’ e ‘Slider’ e un appeal invidiabile che non può che risultare piacevole. Probabilmente un po’ contraddittorio (in fondo sulle foto di ‘Jump Start’ sembravano dei fotomodelli vestiti dalla Adidas pronti a essere sbranati dalle girls) ma di certo divertente come si prendono gioco dei vari BSB e ‘N Sync in ‘Limousines And Penthouse Suites’ (che una volta sarebbe potuta essere dedicata ai Motley Crue). Ma a parte un certo cambio di immagine i Simon Says sono una delle migliori realtà melodiche del metal moderno, ‘Shut Your Breath’ è ancora più compatto e conferma tutto quello che pensavamo di loro. Adesso non ci resta che aspettare che MTV faccia il suo lavoro per acclamare i nuovi Papa Roach...