La carriera dei norvegesi è stata veramente strana. All'inizio hanno pagato a caro prezzo l'amore viscerale per i Marillion passando ingiustamente inosservati quando proponevano materiale innovativo rispetto a tanti colleghi, poi i loro concept hanno cominciato a circolare tra gli appassionati di un genere storicamente intransigente come il prog e forse anche la Kscope ha capito che era giusto lasciarli seguire quella strada. Stavolta la riflessione dei Gazpacho ci porta indietro agli anni venti e tocca temi come la religione e l'assenza di comunicazione tra chiunque adori una divinità ma 'Molok' – registrato ai Krypton Sound Planet di Oslo e mixato da Daniel Bergstrand - prevede anche una ghost track che scherza con le particelle elementari e la fisica quantistica. Non siamo ai livelli di 'March Of Ghosts' ma poco ci manca e come sempre sono soprattutto la chitarra di Jon-Arne Vilbo e le tastiere di Thomas Andersen a distinguere la band dalla concorrenza. Brilla meno Jan Henrik Ohme, senza dubbio più inciviso in 'Demon', ma il suo contributo in 'The Master's Voice' e 'Know Your Time' è in ogni caso di buon livello e il singolo potrebbe catalizzare maggiore interesse in mercati differenti rispetto a quelli canonici come il britannico o lo scandinavo. Da segnalare la partecipazione di Stian Carstensen dei Farmers Market e dell'archeologo Gjermund Kollveit con le sue pietre del neolitico.