Tanta carne al fuoco e qualche passaggio a vuoto per i liguri che hanno dato alle stampe un quarto lavoro in studio ancora più elaborato e contorto di 'Kosmo'. La preparazione tecnica e il coraggio non mancano di certo al quartetto che dagli albori degli anni novanta porta avanti un progressive death che avrebbe meritato più attenzione dall'estero. Dieci anni di stop e una scarsa attività live hanno sicuramente influito su questo aspetto ma con l'appoggio della Nadir e di Tommy Talamanca dei Sadist, che si è occupato della produzione e del mixaggio, la band ha ritrovato entusiasmo confezionando un concept basato sulle opere di Nikolaj Konstantinovi? Roerich. Gli aspetti positivi di 'Inusto' sono da riscontrare nella cura degli arrangiamenti, nella tecnica del chitarrista Paolo Puppo e del bassista Jacopo Rossi e nel tentativo, quasi sempre riuscito, di sommare un contributo personale a quanto offerto in passato da nomi tutelari del genere come Pestilence, Cynic e Death. L'intro strumentale 'Kanchenjunga' già chiarisce quanto sia elevato il tasso di epicità della release impreziosita da ospiti d'eccezione quali il soprano Benedetta Torre, il clarinettista Gleb Kanasevich, il batterista Fernando Cherchi (Segno Del Comando), e due membri dei Winterage ovvero il violinista Gabriele Boschi ed il tastierista Dario Gisotti. 'Sacred Signs' e 'When The East Is Aflame' sono le due tracce che vi consiglio di ascoltare per un approccio leggero ad un album che ha bisogno di più ascolti per svelare tutte le sue sfumature. Si tratta in ogni caso di una proposta dal punto di vista qualitativo superiore alla media che ci auguriamo riceva una spinta importante da parte di tutti gli addetti ai lavori.