Più volte in carriera gli statunitensi si sono cimentati nella stesura di concept album ma mai avevano tentato di scrivere una rock opera. Nello specifico siamo al cospetto di un concept suddiviso in due atti, previsti essere suonati interamente dal vivo, con una avvincente scaletta che richiama alla mente tutti i passaggi significativi della discografia della band. La necessità di descrivere personaggi come Lord Nafaryus, Gabriel, Arhys e Faythe ha spinto ad un utilizzo più consistente dell'elettronica – il rumore delle Nomacs - e di contenuti multimediali anche se le canzoni a livello compositivo si basano soprattutto su chitarra e basso. Notevoli anche gli arrangiamenti realizzati in collaborazione con Richard Chycki, in passato a servizio di Aerosmith e Rush, così come il contributo del direttore d'orchestra David Campbell (per chi non lo sapesse padre di Beck). Chi ha amato 'Scenes From A Memory' e 'Six Degrees Of Inner Turbulence' non potrà che commuoversi di fronte ad un John Petrucci tanto ispirato e, in generale, in uno scenario musicale che ha visto il prog metal perdere lentamente lo smalto degli anni novanta, i Dream Theater mostrano una freschezza sorprendente ed un numero di canzoni vincenti da fare impallidire la concorrenza ('The Gift Of Music', 'When Your Time Has Come', 'Ravenskill' e ancora 'Moment of Betrayal' e 'Whispers On The Wind'). Superba anche la prova di James LaBrie che da tempo non cantava così bene e ha saputo dare voce ai diversi protagonisti della storia senza cadere nel banale. A due anni e mezzo circa dall'omonimo album, che aveva accontentato critica e pubblico, una release destinata ad emozionare non solo per il suo profilo avveneristico.