In un colpo solo gli svedesi si mettono alle spalle i conterranei October Tide ed i finlandesi Swallow The Sun e Omnium Gatherum, peraltro autori di opere davvero niente male, meritando un'attenzione ancora più marcata di quella ricevuta in precedenza dalla scena melodic death. Soprattutto gli In Mourning rischiano seriamente di spodestare dal trono gli Opeth che negli ultimi anni non hanno certo dato grandi prove di continuità. 'Afterglow' è il primo album che vede protagonista il drummer Daniel Liljekvist, un tempo nei Katatonia, e idealmente riparte laddove 'The Weight Of Oceans' aveva interrotto un certo tipo di discorso. In realtà queste sette poderose composizioni denotano una produzione molto più naturale e potente, un suono di batteria spaventoso ed il migliore guitar work da quando 'Shrouded Divine' ha collocato il quintetto per la prima volta sul mercato. Mentre scorgiamo il magnifico artwork a cura di Kristian 'Necrolord' Wåhlin (Amorphis, Tiamat), 'Fire And Ocean' ci trascina immediatamente negli abissi con un riff doomy ed un growl da brividi. Il mixaggio di Jonas Martinsson ha saputo illuminare ciascun membro ed infatti il basso di Pierre Stam non era mai stato così in evidenza nelle trame strumentali. Un punto a favore della band che riesce in questo modo ad impreziosire ogni passaggio con dovizia di particolari e contorni pregevoli. E' il caso di 'Ashen Crown' e 'Below Rise To The Above', in assoluto tra le tracce più avvincenti mai composte dagli In Mourning, ma anche delle divagazioni progressive di 'The Call To Orion'. Superba la prova di Tobias Netzell che più di tutti ha saputo imparare dagli errori del passato e rilanciarsi con spaventoso cinismo.