Un titolo che richiama alla memoria atmosfere lynchiane e che, concedetemi la deformazione professionale, rimanda alle terre laviche islandesi, accompagna un album raffinato e stupendo con il quale il trio emiliano potrà finalmente togliersi le soddisfazioni che merita da tempo. Anche in passato Ofeliadorme era stato sinonimo di qualità e aveva ottenuto buone recensioni su riviste specializzate e siti che contano ma stavolta i progressi sembrano veramente notevoli, a partire dalla produzione impeccabile per finire con gli arrangiamenti vocali che sono uno più stimolante dell'altro. La scaletta, omogenea e corposa, viene inaugurata da 'Alone With The Stars' e subito il fuoco viene inteso come fonte luminosa, trasformazione, energia e cambiamento ma pure spunto di riflessione sul disagio sociale e la solitudine. Elementi dream pop, new wave e shoegaze collimano e si complementano, in simbiosi con retaggi di Portishead e inevitabilmente qualcosa di Howie B. Il produttore ha conosciuto la band all'epoca del remix di 'Paranoid Park', tratto dal debutto 'All Harm Ends Here', e nell'occasione ha scelto suoni eterei e bilanciati, non invadendo mai il territorio solcato dai ragazzi e premiando il lavoro di Joe Hirst, ingegnere del suono di Four Tet e DJ Shadow. Le registrazioni, avvenute quasi due anni fa nella tranquilla campagna del Galles, evidenziano la solidità del drummin' di Michele Postpischl e l'originalità dei synth di Tato Izzia ma sarebbe chiaro pure per un bambino che il motore degli Ofeliadorme è Francesca Bono. Una gemma preziosa della scena alternativa italiana, un tesoro che non andrebbe disperso perché oltre al talento cristallino aggiunge interpretazioni mai banali ed una poetica che lascia costantemente il segno. Si percepisce che dietro ad ognuna delle sue linee vocali si nasconde una ricerca specifica e durante l'ascolto non si ha mai la sensazione che il trio cerchi il singolo ad effetto o voglia scendere a compromessi. Eppure i beat di 'Body Prayer' o la parte centrale di 'Birch' potrebbero prestarsi ad operazioni commerciali ma non è il caso di 'Secret Fires'. 'BlackBlackBlack' è forse il pezzo che marca l'evoluzione maggiore rispetto a 'Bloodroot' mentre 'Visions' e 'Hairbrushing' rapiscono dopo pochi secondi e possiedono un esagerato feeling internazionale. Difficile infatti collocare il lavoro nel mero circuito italiano tanta è la sua potenza evocativa e da queste fondamenta gli Ofeliadorme dovranno costruire un'attività live capace di dare credito alle sonorità avvolgenti che sono riusciti a ritagliare dopo anni di sacrifici. Se siete aperti di mente, non disdegnate un approccio più delicato ma soprattutto amate profondità e liquidità, 'Secret Fires' è l'album che fa al caso vostro e lasciarvelo sfuggire sarebbe un errore imperdonabile.