-Core
Naomi Berrill
Irlanda
Pubblicato il 03/01/2018 da Lorenzo Becciani

‘To The Sky’ è una pura gemma di musica contemporanea. É stato difficile iniziare un nuovo processo di scrittura dopo il debutto?
All’inizio è stato un po strano dover immaginare, scrivere, comporre e dare parole a dei brani nuovi ma poi è venuto sempre più naturale.

Quando hai cominciato a comporre il materiale? Dove lo hai registrato?
Ho avuto occasione di scrivere le musiche di uno spettacolo ed alcune performance del coreografo Virgilio Sieni quindi ho collezionato molto materiale che mi è servito di ispirazione per costruire i nuovi brani. Il lavoro finalizzato all’album è però iniziato nel 2016 dettato dalla scadenza del progetto ‘100 band’ della regione Toscana che mi ha selezionato per pre-produrre l’album. Ho registrato ad uno studio a Cascina con Antonio Castiello, molto di più di un fonico, un alchimista dei suoni con un mixer che si è praticamente costruito da solo. Il suo è stato un aiuto fondamentale.

Chi si è occupato della produzione?
La produzione l’ho seguita personalmente in tutti i dettagli e appunto Antonio è stato di supporto nelle parti tecniche oltre che a darmi uno sguardo da fuori mentre registravo le parti.

Come scrivi di solito?
E’ un processo difficile da programmare, serve tempo per raccogliere le giuste ispirazioni, per guardare il cielo o un albero e trarne una melodia o delle parole. In genere parto dalla musica, ne fisso un assaggio e poi cerco di farlo crescere e sviluppare. Diciamo che la maggior parte delle volte non si sa come si inizia e non si sa come si finisce quindi il processo fa la differenza.

Una donna irlandese a Firenze. Qual è stato il tuo primo impatto con la Toscana?
La Toscana è una terra bella e molto vera e per questo mi ricorda l’Irlanda. In entrambi i posti le persone fanno la differenza e il paesaggio ne fa una perfetta cornice.

Sei in contatto con numerosi artisti italiani?
Virgilio Sieni è uno dei migliori coreografi in Europa, lo seguo in ogni suo progetto è mi riesce sempre a stupire. La scena jazz fiorentina è molto vivace, c’è Simone Graziano, il batterista Stefano Tamborrino e molti altri. Come artista mi sono ispirata al lavoro di Massimo Barzagli che crea opere uniche con le impronte di fiori. Ho trovato molte persone stimolanti.

Come è nata la collaborazione con Simone Graziano? Ha suonato in estate a Serravalle Jazz ed è stato brillante..
Simone mi ha chiamato per costruire assieme un progetto utopico che cercava di interpretare Jimi Hendrix in chiave jazz nel quale sarei stata la cantante, siamo stati pubblicati dall’Espresso e poi abbiamo vinto un bando della SIAE che ci ha portato nei migliori festival italiani. Abbiamo costruito un rapporto molto prolifico e senza dubbio lavoreremo ancora assieme.

Sembri appassionata di varie forme d’arte ovvero la pittura (col riferimento a Laura Rambelli in ‘Still Life Snow’), la danza, il teatro e la poesia..
Cerco di prendere molta ispirazione da altre arti e, come nella musica, non ho un registro di riferimento. Quando posso cerco di vedere mostre, concerti e spettacoli, dal manierismo fiorentino a Francis Bacon. Vedo molta danza contemporanea e ho avuto modo di lavorare al Fringe di Edimburgo dove ho potuto assistere a centinaia di spettacoli. Se devo menzionare uno su tutti senza dubbio Sergei Diaghilev e la sua capacità di portare nel balletto varie forme artistiche facendole convivere al meglio.

Quando hai cominciato a suonare il violoncello?
Quando avevo circa sette anni. Già suonavo un po il piano e la chitarra (insegnato dai miei genitori) ma al momento di iniziare le lezioni di violoncello era la prima volta che andavo da un maestro esterno per imparare la musica.

Quando hai scoperto la tua voce?
In Irlanda si canta spesso nelle “folk session” e tutte le persone prima o poi cantano o intonano un ritornello. Non c’è differenza fra musicisti e pubblico e questo mi piace. Poi quando ero studentessa a Glasgow frequentavo session di musica folk e jazz, e ogni tanto cantavo con alcuni trio o quartetti jazz per divertimento e per contrastare gli studi intensi della musica classica.

La tua è una famiglia di musicisti? Quali sono i tuoi ricordi legati all’infanzia?
I miei genitori sono insegnanti di musica e i miei fratelli sono tutti musicisti. In Irlanda la musica è l’elemento centrale della convivialità quindi ci si trova nei pub a suonare con gli amici e chi non si conosce. Siamo una delle “musical family” del paese dove viviamo quindi tra matrimoni, feste  in casa e fuori c’è sempre stata musica, lezioni, concerti improvvisati. Questo era ed è il nostro mondo. I miei genitori hanno una piccola scuola di musica, e quando ero piccola la sede della scuola era casa nostra. Ricordo quando sentivo contemporaneamente due lezioni di pianoforte mentre facevo i compiti dopo scuola!

Sei stata influenzata da qualche disco in particolare?
Mio padre aveva dei vinili che sono rimasti nella mia memoria: Nina Simone, Tracy Chapman, The Beatles, Simon & Garfunkel, Leonard Cohen e Queen. Ascoltava sempre Bob Dylan in macchina quando ci veniva a prendere a scuola!

Chi è Lady Lighthouse? L’hai mai incontrata?
E’ impossibile incontrarla, vive reclusa in un faro in mezzo al mare del Nord ma forse la si trova nella solitudine di alcune persone, nel profondo di anime tristi. Non è un personaggio negativo ma rimane lontano e forse ha paura di relazionarsi, forse una metafora della società contemporanea dove nonostante i potenti mezzi tecnologici abbiamo paura dei rapporti ‘veri’.

Prova a recensire ‘Lullaby’ e ‘Northern Shorelines’ per i nostri lettori..
‘Lullaby’ è per tutti i piccoli che hanno bisogno di una melodia per addormentarsi. Presto, nella luce suffusa del mattino comincia la giornata di una mamma. Stanca, nella calma e nel silenzio dell’alba, cerca di riaddormentare il piccolo. Il sole sorge e illumina una giornata intensa di lavoro per lei, ma i bambini crescono e tutto passa. È quindi importante fermarsi e guardare, ascoltare e apprezzare. Il brano è ispirato alla poesia di Ruth Hulbert Hamilton ‘Babies Don’t Keep’ e al Preludio della terza Suite di Bach. Il tema delle ninne nanne mi ha sempre stimolato, qualche mese fa ho collaborato con UNHCR su questo tema e prima o poi mi piacerebbe interpretarne alcune da diverse parte del mondo. Sono un patrimonio dell’umanità! ‘Northern Shorelines’ è una canzone molto personale legata ad una persona che ha navigato mari indomabili con una piccola barca di legno e che non hai mai smesso di avere curiosità per scoprire il mondo e persone di altri paesi. Il testo è ispirato alle parole del poeta inglese Robert Hayman, vissuto nel sedicesimo secolo. In questo brano suono 3 strumenti, chitarra, violoncello e per la prima uso uno strumento che è tipico della cultura irlandese, la concertina, un piccolo organetto, che era anche un strumento tipico suonato sulle barche. E’ l’ultimo brano che ho composto, ad album quasi chiuso quindi senza dubbio il più ‘fresco’ ed è dedicato a tutti i viaggiatori nel mare e nella vita.

Come descriveresti la sceneggiatura del tuo mondo? Che colori e musiche useresti?
Persone vere che non hanno paura de essere diverse o fare qualcosa di nuovo, di seguire i loro sogni o anche cambiare nella vita. Colori luminosi e chiari. I colori del cielo del mattino presto, o di un momento istantaneo di sole fra le nuvole di pioggia che rende i colori della natura e del paesaggio forte e brillante. Per quanto riguarda la musica, un’armonia o melodia che esprime bellezza e che ci da qualcosa di magico. Qualcosa di inspiegabile e dopo il primo ascolto abbiamo voglia di risentirlo, o ricordarlo e di capirlo. Potrebbe essere una sequenza armonica di una partita di Bach, o da un piano solo di Nina Simone, un accordo armonico profondo di un quartetto di Beethoven, una cantautore con voce imperfetta che canta una frase bella e onesta, un canzone che ci porta in un altro mondo, o un fraseggio magico di improvissazione fra dei jazzisti.

Sei bellissima e piena di talento. Hai anche qualche difetto?
 Diciamo che al volante in Italia sono un pò pericolosa.  Non riesco a guidare con tutti quegli scooter che mi sorpassano ovunque, poi in cucina non sono brava come un italiana anche se mi chiedono tutti la ricetta del mio pane irlandese.


Naomi Berrill
From Irlanda

Discography
From The Ground - 2014
To The Sky - 2017