Ascoltando l’album ho avuto l’impressione che il disco sia cresciuto in cattiveria in questi ultimi due anni.
Il Covid ci ha sfasciato i piani con un timing chirurgico. A gennaio 2020 abbiamo rifiutato un tour molto grosso perché suonavamo senza sosta da due anni. Venivamo da un tour andato molto bene con Deserted Fear e Carnation e volevamo concentrarci sul disco nuovo, visto che ‘Mass Grave’ era del 2016. Pensavamo di ripartire dall’inverno 2020 ma non è andata così. Poi Ben ha dovuto lasciare per motivi personali, abbiamo assunto un nuovo bassista ed io sono passato alla chitarra. Questi cambiamenti di line-up hanno contribuito a ritardare l’uscita dell’album. Inoltre avevamo paura che fosse un disco buttato, perché una band come la nostra non può non suonare dal vivo. Non siamo i Deathspell Omega. Tutti questo motivi hanno fatto sì che venisse rimandato varie volte e che uscisse adesso nonostante fosse pronto nel 2021.
A livello compositivo cosa è cambiato?
Scrivere pezzi a distanza è terribile e mi auguro di non doverlo più fare. In sala prove non creiamo cose da zero ma comunque le mettiamo assieme. Curare il suono per noi è fondamentale. Tanto per dire, anche in sala prove abbiamo quattro casse per le chitarre, due per il basso e volumi altissimi. Questo ci è mancato tanto. Non è certo lo stesso con le cuffie ed il computer. Il disco è stato scritto alla cieca ed infatti tante cose sono state modificate in studio. Pensa che le voci sono state registrate completamente da capo due volte, dopo la prima stesura. L’obiettivo era di pubblicare una pietra miliare che ci rappresentasse al meglio. Al Party.San, dove c’erano pure Watain e Sadistic Intent, abbiamo trovato una situazione molto metal e il successo è stato clamoroso. In altre situazioni invece, più legate al mondo sludge, le persone erano più spaesate. Dopo ‘Death Siege’ penso che non ci sarà più confusione. Questo è il nostro disco più black,
La svolta sonora era già stata anticipata con l’EP ‘Spawned Abortions’, edito da Unholy Anarchy Records.
Lorenzo si era già esposto con i The Secret e da quando sono entrato nella band, ovvero nel 2017, ho portato i miei ascolti che sono di questo tipo. Dell’EP ricordo con piacere la collaborazione con Timo Ketola, artista finlandese che viveva in Italia e che purtroppo ci ha lasciati da poco. Avrei voluto che si occupasse anche dell’artwork di ‘Death Siege’, ma non è stato possibile. Mi ha comunque regalato un disegno di uno ierofante che useremo probabilmente in futuro.
C’è un pezzo che ha guidato tutto il processo?
‘Seeds Of Vengeance’ con quel riff iniziale gira nelle nostre teste dal 2018. E’ stata la luce che abbiamo deciso di seguire. Con Lorenzo facevamo anche delle videochiamate di ore perché lui all’epoca stava a Ferrara e io a Modena e quindi non era possibile vederci. Io poi mi sono occupato dei testi quando le strutture erano pronte. Da lì è nato il mood dell’artwork e delle foto promozionali. Anche per il vinile il lavoro grafico è stato rimarchevole. Un altro pezzo chiave è senza dubbio ‘In Chaos, In Death’.
L’assedio di morte di cui parlate fa riferimento solo alla pandemia?
No, anche in passato con ‘Peste’ avevamo affrontato un tema del genere. A volte la voce è quasi sussurrata mentre i riff sono sempre maestosi e incasinati per dare risalto all’atmosfera che volevamo trasmettere. Nel complesso ‘Death Siege’ è un disco molto live, vero al cento per cento e non troppo pulito. In pratica solo gli assoli sono stati registrati singolarmente.
Come sound di chitarra cosa avete cercato di ottenere?
Se devo citare una band allora forse i Teitanblood. Non volevamo un suono troppo svedese. Ci sono già stati gli Entombed ed i Dismember e non vogliamo correre il rischio di suonare come altri. Tra l’altro devo confessare che sono stato piacevolmente colpito da un commento che un fan ha lasciato sotto uno dei nostri ultimi video. Ha detto che la batteria gli sembrava fuori tempo. Potrebbe sembrare un’accezione negativa, ma in realtà per me è positiva perché significa che è suonata sul serio.
C’è qualche gruppo italiano che potrebbe ottenere un riscontro come il vostro o il supporto di un’etichetta importante?
Questa domanda mi permette di sottolineare il grande supporto che stiamo avendo da Season Of Mist. Considerate tutte le formazioni che hanno in catalogo non ci aspettavamo tanta attenzione. Sul fatto di essere famosi all’estero e quasi ignorati in Italia ci ho fatto l’abitudine, visto che lavoro con gli Stati Uniti ed in particolare New York. Premesso questo mi piacciono tantissimo i Messa. Li trovo superlativi e potrebbero crescere ancora.
(parole di Fabio Carretti)