Come stai Óskar? Ti trovo bene..
Sto alla grande. Sono nella mia casetta in campagna, in Islanda. Siamo io e il mio cane. Sto scrivendo il materiale per il nuovo disco, registrando alcuni demo e caricando le batterie prima di iniziare la seconda parte del tour di ‘Monuments’.
Quindi siete tornati in Islanda?
Sì, vivo a circa un’ora e mezzo da Reykjavík.
Allora tra poco ci vediamo ad Airwaves.
Grande! Vieni anche quest’anno!
Secondo te me lo faccio scappare? A proposito di concerti.. in questo momento ci sono poche band in circolazione come la vostra. É stato complicato scegliere la setlist per questo live album?
Non è stato semplice. Abbiamo registrato diciassette show e ne avevamo ascoltati tredici prima che ci arrivassero le registrazioni di uno show che abbiamo fatto in Islanda, dopo il tour con gli Opeth. Mi piaceva la mia voce e così abbiamo preso delle tracce anche da quel concerto. In ogni caso è come se fosse uno show unico, non è perfetto ma un live non deve essere perfetto.
Quali sono state le tue sensazioni mentre ascoltavi gli show?
É decisamente diverso da quello che provi quando sei sul palco. Siamo molto critici verso noi stessi e percepiamo la differenza tra un pezzo registrato in studio e lo stesso pezzo suonato dal vivo. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di assomigliare ai Cream in tal senso. Quando ascolti i loro album è come se fossero su un palco. Non noti la differenza tra uno studio album o un live. Ci sono pezzi come ‘Crystallized’ nei quali la complessità tecnica viaggia di pari passo con dinamiche che di volta in volta possono cambiare. Una sera posso iniziare con un giro blues, un’altra rendere il riff più heavy. Dal vivo lasciamo spazio anche all’improvvisazione e spesso fa la differenza. A volte un pezzo non sembra mai abbastanza buono mentre altre volte lo espandi con un assolo di batteria o di chitarra e diventa il pezzo definitivo.
Qual è la più grande lezione che avete imparato dagli Opeth?
É molto interessante vedere come operano. Sono molto professionali e sono la dimostrazione che non puoi arrivare tanto in alto se non lavori duramente. Quando ho chiesto indicazioni a Mikael, la risposta è stata “suona quello che ti senti” oppure “segui il momento”. Se deve accadere allora in qualche modo accadrà. Con noi sono stati molto gentili.
C’è un posto dove ti piacerebbe suonare? E un altro che ti ha sorpreso per il suono e l’accoglienza?
Il mio sogno è suonare alla Royal Albert Hall. Di recente ci sono andato a vedere il Tributo a Jeff Beck con Eric Clapton, Derek Trucks, Billy Gibbons e Ronnie Wood. É stato fantastico! Ci hanno suonate idoli come Rod Stewart, Deep Purple, Led Zeppelin, John McLaughlin e la Mahavishnu Orchestra. Siamo appena tornati dal tour in Sud America ed è stato molto divertente ma se devo indicare uno show in particolare allora è sicuramente quello di Græni Hatturinn di Akureyri. Senti qualcosa di speciale lì dentro. É davvero fuori dal mondo.
Cosa dobbiamo aspettarci dal nuovo album?
É difficile dirlo perché abbiamo da parte materiale per circa tre album. Sarà sicuramente vario, ho scritto delle cose davvero strane. Ci saranno dei pezzi heavy e degli altri alla Led Zeppelin o alla Beatles. È incredibile come siano già passati due anni dall’uscita di ‘Monuments’ e non mi sono mai sentito così bene a suonare con Alexander e Stefán. Non abbiamo ancora definito la cosa con l’etichetta, ma penso che il nuovo album possa uscire alla fine del 2024 o al massimo nei primi mesi del 2025. Lo registreremo ai Flóki Studios di Haganesvik. Sono degli studi meravigliosi a circa un’ora di distanza da qui.
Hai ascoltato qualcosa di interessante di islandese di recente?
Mi piacciono molto le Gróa. Sono davvero punk. Una volta si sono esibite ad un festival dove eravamo anche noi e sono arrivate pochi minuti del concerto. Si sono cambiate in macchina, sono salite sul palco e hanno spaccato!
(parole di Óskar Logi Ágústsson)