A lungo andare il suicidal black metal proposto da Niklas Kvarforth è venuto un po' a noia ed il tentativo di allargare almeno parzialmente gli orizzonti con contaminazioni avantgarde jazz e psych blues che non tutti hanno accettato di buon grado. Se il precedente ‘Everyone, Everything, Everywhere, Ends’ aveva rinconciliato i vecchi fan con un suono abrasivo e diretto, questo decimo lavoro in studio propone sei tracce, tra cui la strumentale ‘Tolvtusenfyrtioett’ suonata dal pianista Olli Ahvenlahti, che lasciano spazio alla sperimentazione e ad un approccio originale alle tematiche depressive e nichiliste che hanno reso celebre il musicista di origini svedesi. Al suo fianco troviamo sempre il chitarrista Peter Huss e la sezione ritmica, da poco rinnovata, è formata dal batterista Jarle "Uruz" Byberg (So Much For Nothing e Den Saakaldte nel suo curriculum) e dal bassista Marcus Hammarström. Le registrazioni si sono svolte al Sonic Train Studios di Andy LaRocque e se ‘Gyllene Portarnas Bro’ potrebbe portare alla mente qualcosa a metà tra Solefald e Djevel, la successiva ‘Jag Är Din Fiende’ e la dilaniante ‘Mot Aokigahara’, nove minuti conclusivi che mettono fine a qualunque respiro.