Un esordio che mette i brividi quello del trio composto da membri di Werner (nelle orecchie ancora riecheggia il magnifico ‘Way To Ice’) e Blue Willa (sciolti dopo essere stati prodotti da Carla Bozulich) e abile a destreggiarsi in territori ambient, drone e proto-punk. La voce di Alessia Castellano, ferma e allo stesso tempo leggiadra, si frappone quasi come uno scudo tra i vortici chitarristici e le sperimentazioni di Lorenzo Cappelli e Mirko Maddaleno. Tre modalità distinte di percuotere le corde dei propri strumenti, accarezzarle ed invogliarle ad emettere strani rumori. Per tutto l’ascolto è come se i Serpentu amassero allo stesso modo fiabe e visioni industriali, incubi e sacralità selvaggia; come se quella sorta di ipnosi spirituale e psichedelica nella quale si precipita, anche solo volgendo loro lo sguardo, fosse una sorta di protezione verso l’esterno, l’unica maniera di preservare la propria libertà creativa. Crudi e monolitici, i brani si dividono sostanzialmente tra quelli che si impongono per il fervore atmosferico ed altri che si dilatano nell’aere partendo da uno scheletro doom e aggiungendo dissonanze in quantità (le strepitose ‘Here In The Night’ e ‘These Words’). Rendendola il più possibile semplice, la musica in questione potrebbe attrarre fan di Ulver e Father Murphy, devoti di Swans e Sunn O))). Mantenendo invece un certo grado di complessità, le presenti otto tracce si aprono ad un universo sonoro talmente variegato che il prossimo lavoro potrebbe davvero sorprendere tutti. Lo aspettiamo con bramosia e avidità.