‘Selva’ è un disco da avere se amate le voci italiane. É un disco da avere se amate il jazz e l’elettronica. Se non avete paura di sperimentare. È un disco da avere se amante le grandi produzioni, ma anche la musica che sa toccare le corde giuste con delicatezza. È un disco da avere se avete consumato il vinile di ‘Until We Fossilize’ così come se il nome della Del Grandi non vi dice niente. È ancora una volta Fire Records - etichetta tra gli altri di Josephine Foster, The Black Lips e Marina Allena – a promuovere questo lavoro intricato e brillante, capace di spingere melodie pop a livelli altissimi, con astuzia e talento (‘Marble Season’). L’immaginario è quello di una foresta intricata, di un mondo dove perdersi, di un villaggio polare dove ibernare le proprie emozioni e non smarrirle una volta risvegliati dal brutto sogno che stiamo vivendo. Gli arrangiamenti si sono evoluti rispetto al debutto e pezzi come ‘Mata Hari’ e ‘Chameleon Eyes’ segnano una certa discontinuità anche dal punto di vista vocale. Marta, che ha prodotto il lavoro assieme a Bert Vliegen (Sophia, Whispering Sons), ha sperimentato ed è cresciuta, soprattutto ha saputo dare continuità ad un approccio compositivo singolare senza scendere ad eccessivi compromessi, né con la tecnologia e nemmeno con l’industria discografica. Aggiungete una componente cinematica fortissima, con riferimenti alle colonne sonore delle pellicole di David Lynch e Nicolas Winding Refn, e legami con la tradizione classica e capirete perché ‘Selva’ ha tutto per diventare un bestseller.