In bilico tra progressive rock e metal, gli australiani hanno saputo costruirsi una credibilità importante oltreoceano grazie ad una tecnica fuori dal comune, ma soprattutto a capacità compositive solitamente possedute da band che hanno fatto la storia. Il successore di ‘Rise Radiant’ è costruito su trame strumentali intricate, stacchi ritmici perfetti per la dimensione live e passaggi melodici immediati ma mai banali e la produzione ha compiuto un altro step, piazzando in primo piano la chitarra e migliorando ancora il suono di batteria. Le atmosfere sono quasi sempre oscure o comunque malinconiche, ma nel disco c’è anche spazio per la luce e questo continuo cambiamento cromatico è accompagnato dalle parti vocali di Jim Grey, abile nel destreggiarsi tra uno spunto creativo e l’altro di Sam Vallen. Dale Prinsse è ormai nella band da cinque anni e, rispetto al lavoro in studio precedente, le sue linee di basso appaiono decisamente più corposo. Nel complesso parliamo di un disco che si ascolta con grande facilità senza però imbattersi in concessioni commerciali. ‘Charcoal Grace’ non è un concept album nel senso tradizionale anche se al suo interno troverete canzoni che si incastrano in maniera ottimale dal punto di vista tematico. ‘Golem’ parla della difficoltà nell’affrontare il peso delle aspettative della società moderna, ‘The Stormchaser’ è un simbolo di maturità mentre ‘The World Breathes With Me’ e ‘Mute’ sono tra gli apici in carriera e si avvalgono del costante fluttuare tra il bianco e il nero per rapire l’attenzione dell’ascoltatore.