Credo che l'obiettivo principale di un gruppo che non si pone mire commerciali sia quello di fare emozionare chi ascolta la propria musica ed in questo senso la formazione svedese, tra mille cambi di line-up e colpi di testa di Daniel Gildenlöw, rappresenta una garanzia assoluta. Siamo al cospetto della prog band più innovativa degli ultimi vent'anni che per una volta ha deciso di misurarsi in qualcosa di nuovo e non legato strettamente ad un concept. L'idea di pubblicare un album totalmente acustico e jazz oriented, dopo l'esperimento '12:5', è nata dal fallimento delle registrazioni del concerto di Lipsia facente parte del tour europeo in compagnia di Anneke van Giersbergen. Una volta deciso di registrare una scaletta differente in presa praticamente diretta in sala prove 'Falling Home', composta senza particolari pretese dal leader con il nuovo chitarrista Ragnar Zolberg, è stata utilizzata come manifesto dell'intera release. Subito si sono aggiunte le sensazionali cover di 'Perfect Day' di Lou Reed e 'Holy Diver' dei Dio, che farà impazzire chi possiede un minimo di apertura mentale, oltre alle reprise stravolte di passaggi chiave della loro carriera quali 'Linoleum', 'Flame To The Moth' e 'Road Salt'. Eccezionale la prova di Léo Margarit e splendide le versioni di 'Stress' e 'To The Shoreline' per una raccolta che lascerà senza respiro chi ama la grande musica e non si pone limite alcuno. Pare che i Pain Of Salvation adesso si orienteranno su un profilo più heavy in memoria di album come 'The Perfect Element Part I' e 'Remedy Lane'. Comunque sia state certi che ci riserveranno sorprese.