A cosa si ispira il titolo dell’album?
"The Blue Hour" è un termine utilizzato prevalentemente in fotografia per descrivere un preciso momento della giornata, verso il tramonto o l'alba, in cui i colori si fanno particolarmente intensi sulle note blu. Viene anche chiamata "magic hour" per la particolare combinazione di sfumature che si creano. Io la vedo musicalmente come un momento di passaggio tra due mondi ben distinti ma complementari. Un limbo di imperfezione e bellezza.
Come hai gestito il passaggio da 'The Houseboat And The Moon' a 'The Blue Hour'?
Una transizione naturale. Poco dopo l'uscita di "The Houseboat And The Moon" sentivo già l’esigenza di scrivere nuova musica. L’approccio è stato diverso, per "The Blue Hour" sono partito da un concetto chiaro che volevo tradurre in musica, quindi può essere considerato più come un concept album, mentre il primo era più un insieme di brani scritti in diversi momenti della mia vita.
E quello da Denovali a Neue Meister/Berlin Classics?
Anche questo piuttosto naturale. Denovali è un ottima label che mi ha aiutato molto all'inizio ma per questo secondo album cercavo qualcosa che fosse in qualche modo più radicato a Berlino, città in cui vivo e lavoro.
Quando hai cominciato a comporre le canzoni per il nuovo album? E' stato un processo più o meno lungo di quanto preventivato?
Come dicevo prima sono partito da un concetto preciso. Cercare di traslare in musica una sensazione transitoria, una momento di passaggio, un mondo di mezzo. Ho iniziato a lavorarci verso la fine del 2014 poi tutto è venuto alla luce tra febbraio e aprile 2015. Devo dire che è stato piuttosto veloce, una volta chiaro quello che volevo esprimere, i brani sono venuti fuori da soli.
Come componi di solito? Da dove nascono le tue idee?
Mi siedo al piano e suono. È un processo estremamente poco razionale. La maggior parte delle volte le idee arrivano da sole mentre suono. Talvolta invece parto da altre cose, un field recording o un suono particolare su cui sto lavorando e da ci costruisco il pezzo intorno.
'Nel Buio', 'Shadow Land', 'And We Follow The Night' e 'My Piano Night' riflettono un'atmosfera notturna o comunque cupa. E' quella che prediligi anche quando componi?
Non direi. Non è nei miei obiettivi quello di scaturire nell'ascoltatore un particolare tipo di emozione, ma più che altro di lasciare spazio all'immaginazione. Ognuno ha il suo modo di
decifrare la musica è un brano che a me può sviluppare delle emozioni positive e aperte a un altro puo suscitare un atmosfera più cupa, negativa.. Detto ciò la notte per me è un momento particolare di riflessione e magia, dunque molte delle mie idee musicali arrivano da lì.
Dove si sono svolte le registrazioni? Ti eri posto l'obiettivo di ottenere un suono in particolare?
Ho registrato tutto io stesso nel mio studio a Berlino. Ci tenevo poi a mixare il disco con Francesco Donadello, al suo Vox-Ton Studio sempre a Berlino. Francesco è un sound engineer straordinario con la giusta sensibilità per capire la musia in generale, e specialmente questo genere. Volevo ottenere un suono naturale e caldo, e dare ad ogni suono un suo perchè. Abbiamo lavorato prevalentemente con macchine analogiche e nastri.
In 'The Houseboat And The Moon' potevamo trovare elementi pop, jazz e ambient. Che tipologia di contaminazioni avevi in mente stavolta?
Non ho mai in mente contaminazioni precise. Non saprei.
Ha ancora senso parlare di neo-classical o modern neo-classical?
Penso di sì. Anche se come tutte le "etichette" lascia il tempo che trova come si dice. In fin dei conti si parla sempre di musica.
Che rapporto hai con l'elettronica? Ci sono degli artisti che prediligi ultimamente?
Devo dire ottimo. Adoro la musica elettronica in generale con tutte le sue contaminazioni. Il mio utilizzo dell'elettronica è molto semplice e mirato ad ottenere certe cose. Posso suggerire Saffronkeira, Cassegrain e Demdlike Stare.
Sei più interessato dalla musica classica o da certa elettronica di confine?
In generale mi interessa tutto a 360 gradi.
Nella recensione ho citato artisti come Nils Frahm, Ólafur Arnalds e Giovanni Guidi. Vorrei sapere cosa pensi di ognuno di loro e quali sono finora le loro uscite più apprezzabili..
Sono tutti artisti di grande spessore e talento. Non saprei dire di preciso poichè non ne conosco l’opera completa. Posso dirti che ultimamente ho apprezzato molto la colonna sonora di ‘Broadchurch’ di Ólafur Arnalds.
Cosa ti ha attratto di Berlino a tal punto da trasferirti?
Berlino è una città estremamente dinamica in cui migliaia di giovani si trasferiscono ogni anno. E’ piena di cultura e può vantare un’attiva scena musicale underground. Per me tutto ciò è una continua fonte di ispirazione.
Quanto è cambiata la città in questi anni? Ci sono dei luoghi che frequenti spesso?
Passo la maggior parte del mio tempo in studio, e non c'è un luogo particolare in cui vado spesso,
cambia sempre. Sono a Berlino da 4 anni e il processo di gentrificazione adesso è più presente, i prezzi delle case sono aumentati ecc.. Rimane comunque una delle città più vive e interessanti in cui vivere in Europa.
Come pensi di trasportare dal vivo queste canzoni?
Ho il mio set up da solo. Consiste di pianoforte ed elettronica live. Processo dal vivo il suono del piano e creo loop o altre sonorità. Presto aggiungerò il violoncello che rimane una parte essenziale della mia musica.