Dopo il successo planetario di ‘To Pimp A Butterfly’, l’artista cresciuto toccando con mano la realtà narrata nel capolavoro dei N.W.A. ‘Straight Outta Compton’ avrebbe potuto permettersi di tutto. Sia un album fotocopia del bestseller precedente che qualche sperimentazione chic condita da qualche video ad effetto. In realtà ‘Damn’ non si muove in nessuna delle due direzioni, è forse l’album più politico mai pubblicato da Kendrick Lamar. Nella prima parte colpiscono il featuring di James Blake (‘Element’) e Rihanna (‘Loyalty’) e nel secondo ‘XXX’ con gli U2 ma anche le collaborazioni con Mike WiLL Made-It, BADBADNOTGOOD, Alchemist e DJ Dahi sono meritevoli della massima attenzione. Un album costruito su dualismi, che può essere ascoltato in un verso o nell’altro scegliendo se morire per un colpo di pistola alla testa o come un miliardario triste che ha perduto il contatto col resto del mondo. ‘Pride’ e ‘Humble’ sono due passaggi chiave, non a caso posti a metà scaletta, così come ‘Yah’ che affronta il tema razziale-religioso e ‘Fear’, nel quale l’artista si mette a nudo e denuncia il timore di smarrire l’estro creativo. Un album che cresce alla distanza e vi costringerà, qualora non l’abbiate già fatto, a recuperare gli esordi ‘Section.80’ e ‘Good Kid, M.A.A.D City’ per scoprire di più di questo affascinante rapper che pare avere tra le mani il destino del genere.