La guerra che scatenerà il gruppo originario di San Diego sotto palco con queste canzoni avrà poco, se non nulla, a che vedere con i preoccupanti conflitti bellici che purtroppo affliggono il mondo. Ciò non toglie che il successore di ‘Slow Death’, una sorta di concept sulle lotte individuali e le sfide interiori che possono essere paragonate ad una battaglia dall’esito imprevedibile, si candidi come una delle release heavy dell’anno. Intanto perché spesso sconfina nel death metal più puro e vergine, richiamando alla mente formazioni del calibro di Bloodbath e The Black Dahlia Murder giusto per fare qualche nome, e poi perché, fin dalla poderosa title track, si avvale di dinamiche altamente lesive e ciniche, in grado di distinguerlo dalla concorrenza. Scott Ian Lewis è la solita furia al microfono, le liriche sono intelligenti ed il cantato più coraggioso del passato; Jordan Lockey e Cory Arford formano una coppia di chitarristi davvero invidiabile e la sezione ritmica sarebbe in grado di trainare un edificio. Inoltre le collaborazioni con Alissa White-Gluz degli Arch Enemy (‘No Light Shall Save Us’) e Angel Vivaldi (‘All Roads Lead To Hell’) potrebbero accendere qualche riflettore in più. Insomma, è scattata l’ora “x” e, che lo vogliate o meno, farete parte di questa guerra.