Gli svedesi ci hanno fatto aspettare otto lunghi anni ma il successore di ‘De Ödeslösa’ è sul serio uno dei migliori album viking metal da tempo immemore. 'Döp Dem I Eld' e 'Jordafärd' sono serviti a far capire al mondo che il gruppo era sempre vivo e pronto a lottare dopo la fine dell’emergenza sanitaria mentre ‘Järnhand’, declamata dal vocione di Jens Rydén, ha offerto a chi ancora non li conosceva uno spaccato più melodico, maestoso ma allo stesso modo familiare di questi loschi figuri ispirati alle leggende norrene. La loro proposta musicale, combinata con l’artwork di Niklas Sundin, saprà immediatamente trasportarvi nelle fitte foreste scandinave, descritte con dovizia di particolari nelle serie televisive e nei film che un po’ tutti conosciamo. L’album è stato registrato e prodotto dal chitarrista e compositore Patrik Lindgren con la supervisione di Jakob Herrmann (In Flames, Machine Head) ed il suo più grande pregio sta nella capacità di mantenere un filo conduttore preciso e non scontato con i precedenti capitoli discografici ma ugualmente evolvere uno stile consolidato nella direzione che stanno prendendo buona parte delle formazioni heavy metal moderne. Il risultato è un ibrido tra vecchie e nuove influenze, tra passato e presente, tra sonorità aggressive e virulente e passaggi melodici e atavici. Un sogno che non riuscirete a dimenticare la mattina dopo oppure un incubo che vi costringerà a svegliarmi di continuo di notte. Probabilmente ciò dipenderà da quanto vorrete approfondire la storia di Vanagandr/Fenrir ed accettare le lezioni impartite con le incredibili ‘Undergångens Länkar’ e ‘Träldomsord’.