A distanza di un lustro da 'Slow Death' e di due anni da 'World War X', il gruppo deathcore originario di San Diego si è dovuto reinventare per cercare di rimanere a galla nella metaforica, ma non tanto, alluvione che l'emergenza sanitaria ha rappresentato per l'industria musicale. Provate anche soltanto ad immaginare cosa possa essere significato per i Carnifex dover interrompere il tour e perdere per almeno un biennio la fonte di guadagno ma soprattutto la modalità espressiva maggiore. Consapevoli che la situazione non è ancora risolta, hanno deciso di riaffacciarsi sul mercato con delle nuove canzoni ed un look più horror e televisivo, in maniera da mantenere elevato l'interesse dei fan nel frangente e conquistare definitivamente i favori della sezione americana di Nuclear Blast. Così si spiega il video della title track - “All I see are enemies. It's demons as far as I can see, I have reoccurring vampire dreams” - girato da Jim Louvau e Tony Aguilera, ma la produzione è molto più sporca rispetto a quella del lavoro in studio precedente ed il fatto di aver registrato da soli ha senza dubbio contributo ad un ritorno alle radici meritevole di attenzione. Gli appassionati di deathcore non potranno che godere al cospetto di pezzi come 'Pray For Peace' o 'Seven Souls', eppure 'Graveside Confessions' è soprattutto un grande album death metal, con influenze black e uno spirito coraggioso e moderno che la band non ha smarrito nel corso della sua carriera. 'Cursed' e 'Countless Of Perpetual Torment' sono altri passaggi chiave di una scaletta nella quale Scott Ian Lewis e Shawn Cameron si mettono continuamente in evidenza. Prima della glaciale 'Cold Dead Summer' troviamo la reprise di 'Dead Bodies Everywhere' dei Korn, dal seminale 'Follow The Leader', e in chiusura sono state incluse le nuove versioni di 'Collaborating Like Killer' (una bomba..), 'My Heart In Atrophy' e 'Slit Wrist Savior' che in occasione del debutto, intitolato 'Dead In My Arms' e edito nel 2007 da This City Is Burning (Emmure, Stick To Your Guns), erano state registrate in maniera molto più minimale. Non sono sicuro che 'Graveside Confessions', a livello di songwriting, possa vantare dei progressi significativi. In fin dei conti i Carnifex sono ai vertici della scena da tanto tempo e non hanno mai avuto a che fare con cali importanti, ma questo è nettamente il loro album che ho ascoltato più a lungo, non ci trovo alcun difetto e nella loro ricca discografia è il capitolo destinato a destare ancora attenzione tra vent'anni.