Il terzo volume di ‘Heavy Rocks’ spacca. Eppure i giapponesi, superato il traguardo dei trent’anni con tanto di vesti leopardate, non sono piu’ sperimentali come un tempo ed a tratti le loro litanie a metà tra noise, ambient e sludge metal diventano un po’ troppo vaporose. L’attitudine però vale da sola montagne di punti e bastano una manciata di pezzi sudici, punk e quasi glam (‘She’s Burning’ su tutti), rigorosamente registrati in presa diretta, per riconciliarsi con la musica di una volta, senza overdub, ritocchi o produttori che promettono di dominare il mondo. Non è certo un caso che i Boris escano per Relapse Records, alla fine sono un gruppo estremo e su questo c’è poco da discutere. Di sicuro il loro interesse si è spostato sui suoni grezzi di Cramps e New York Dolls almeno quanto lo era in passato sui cataloghi di Southern Lord e Hydrahead o su formazioni come Merzbow e Sunn O))). Se avete amato ‘NO’ e ‘W’ non potrete fare a meno di acquistare una copia dell’album, ma il consiglio è di farlo anche se siete rimasti un po’ indietro con le uscite e vi siete concentrati sull’opera del trio solo a sprazzi. Questo perché, pur non essendo affatto la migliore release in carriera, ‘Heavy Rocks’ descrive bene il momento attuale e attenua la frustrazione accumulata dopo due anni di noia abissale.