Immagino che non sia stato semplice selezionare il materiale per questo live album, ma devo ammettere che descrive al meglio ciò che si prova ad un concerto degli islandesi. L’impatto è fragoroso ma allo stesso tempo pare di essere in famiglia. È così sul serio e l’ho provato sulla mia pelle. La prima volta che li ho ascoltati su cd ero rimasto colpito dalla tecnica di base dei ragazzi anche se, almeno all’apparenza, potevano essere la solita revival band incapace di spingersi troppo oltre. Quando poi ho avuto modo di vederli dal vivo sono letteralmente impazzito. È accaduto nella loro magnifica patria e, dopo il set, Óskar Logi Ágústsson e gli altri si sono fermati a bere e parlare con me quasi fossi il loro più caro amico o addirittura un fratello. E così con altre persone. Per loro il rock n’ roll è vita, anima, flusso di coscienza, esibizione di talento ma anche riflessione sulla nostra esistenza e col passare degli album la miscela di hard rock anni ‘70, psichedelia e prog è cresciuta in solidità ed espressività. ‘The Monuments Tour’ ci racconta di com’è stato promosso il loro quinto lavoro in studio naturalmente, però ci racconta anche di cos’è l’essenza del rock, di cosa significhi suonare davvero. Oltre allo scatenato leader, Alexander Örn Númason e Stefán Ari Stefánsson si confermano una sezione ritmica monumentale e ‘Crystallized’, ‘Can’t Get You Off My Mind’ e ‘Cocaine Sally’ (Cream meets Deep Purple meets Rush) sono letteralmente da paura. Un’altra gemma è poi ‘Psychedelic Mushroom Man’, estratta dall’omonimo esordio di dodici anni fa, e manifesto di una crescita esponenziale. Dopo aver supportato gli Opeth in giro per il mondo porsi limiti sarebbe semplicemente stupido.