Fino al cielo, alla ricerca degli elementi che la Natura ha posto di contorno alla nostra esperienza con la Musica. Il secondo studio album della violoncellista irlandese, ormai fiorentina di adozione, si rivela un autentico capolavoro, un gioiello di arrangiamenti neo-classici ma anche un impianto strumentale che si arricchisce di influenze jazz, folk e baroque pop. Se amate canti eterei, atmosfere rarefatte e le tipiche linee armoniche della musica celtica non sarà complesso avvicinarsi all’arte della ragazza ma la sfida è tutt’altra. Questo infatti è un album che, grazie alla sua purezza, potrebbe raccogliere consensi tra le fasce di pubblico più disparate. Pensate a Sigur Rós e Amiina oppure a come cantautori come Damien Rice, Paolo Nutini e Hozier siano stati accolti dalla scena rock. Il successore di ‘From The Ground’ narra di marinai, guardiani del faro e terre lontane, si avvale del magnifico tocco pianistico di Simone Graziano e trae ispirazione da altri mondi come a pittura, la danza, il teatro e la poesia. Un pregio del lavoro è poi quello di presentare un’ordine delle tracce pressochè perfetto in cui ciascun elemento trascina l’altro oppure è diretta conseguenza del precedente. In tal senso ‘Lady Lighthouse’ si apre in ‘Sparkling Sea’, il “viaggio” di Naomi Berrill finisce per evaporare e ‘Lullaby’, ispirata da ‘Babies Don’t Keep’ di Ruth Hulbert Hamilton e dal preludio della terza suite di Bach, appare fortemente legata a ‘Still Life Snow’ che invece si rifà all’opera pittorica di Laura Rambelli. La chiusura spetta a ‘Northern Shorelines’ ed è davvero facile immergersi metaforicamente nelle gelide acque del Nord quando ci si lascia andare con suoni così belli in sottofondo. Mettetevi in gioco, cambiate prospettiva per una volta, fatevi questo regalo e non ve ne pentirete affatto.