Una lenta morte, un lento divenire, un lento distaccarsi dalla mediocrità di buona parte della scena deathcore per raggiungere un livello di celebrità pari a quello dei grandi nomi dell'etichetta. Così si stanno muovendo i Carnifex e il successore di 'Die Without Hope' è un'altra mazzata che non accetta compromessi con Scott Ian Lewis che si erge immenso su tutti i pezzi. Per ottenere i migliori suoni possibili sono stati chiamati al capezzale personaggi come Mick Kenney (Bleeding Through, Anaal Nathrakh), Jason Suecof (Chelsea Grin, Job For A Cowboy, Death Angel) e Mark Lewis (The Black Dahlia Murder, DevilDriver, Deicide) e l'artwork di Godmachine esemplifica al meglio l'aria che si respirava all'interno degli Audiohammer Studios di Sanford, Florida. 'Dark Heart Ceremony' inaugura una scaletta all'interno della quale troviamo almeno quattro passaggi canonici ma anche 'Drown Me In Blood', nella quale il frontman sembra volere citare Ihsahn degli Emperor, e l'omaggio inequivocabile ai Cradle Of Filth di 'Countess Of The Crescent Moon'. Inutile dire che, in concomitanza con la ristampa di ‘Dusk And Her Embrace’, in redazione abbiamo gradito eccome la dedica.