La scena di Austin continua a riservare sorprese e stavolta dal torrido Texas proviene l'esordio discografico di un quintetto devoto ad un hard rock sanguigno pervaso di psichedelia e retaggi heavy anni settanta. Ad attrarre la mia attenzione è stata in prima istanza la presenza dietro la console del produttore di fama internazionale Chris ?Frenchie? Smith, conosciuto per l'ottimo lavoro con The Answer, Jet e Trail Of Dead ma anche per la sua intransigenza nello scegliere le band con cui collaborare. 'Kings Highway' inaugura nel migliore dei modi una scaletta condizionata dalle naturali influenze di Uriah Heep, Rainbow e Led Zeppelin ma si dimostra in ogni caso piena di contenuti. Da subito impressiona la voce di Aryn Jonathan Black, derivativo ma dotato di un eccellente spettro, ed un pezzo come 'Polygon Of Eyes' rappresenta un salto al cuore per chi ancora non si è ripreso dalla scomparsa di Ronnie James Dio. 'Liquor' e 'Antioch' irrobustiscono la parte centrale anche se è nel finale che l'album raggiunge le vette espressive maggiori. Le evocative 'Paradigm' e 'Red Blood (The River Flows)' esaltano il guitar work di Jay Cowart e Tom Frank scaldando l'attesa in vista del tour che dovrebbe confermare il valore del progetto.