Dopo una serie di collaborazioni e progetti personali Giuseppe Verticchio riesce a recuperare queste straordinarie registrazioni risalenti al 2010-2011 con le quali il prolifico autore scava nei retaggi più oscuri della sua produzione. In queste tre lunghe suite l’autore si rivela più cinico che mai nell’affrontare il suo percorso sperimentale che, avvalendosi pesanti drone e strutture atmosferiche dark ambient, si spinge in territori emotivi inconsueti. Sfido chiunque infatti ad affermare che la musica di Nimh sia fredda e calcolatrice. E’ evidente che le macchine vengano piegate al suo volere secondo uno studio predefinito ma allo stesso tempo ‘Black Silences’, forse per questo più prossimo a Hall Of Mirrors di altri capitoli della sua discografia, lascia il monolite industriale crescere di minuto in minuto seguendo un istinto scevro da condizionamenti. Un po’ come se un pittore dipingesse all’alba e si facesse guidare più dal mutamento dei colori che dal paesaggio da riportare su tela. Il secondo episodio è quello che più travolge l’ascoltatore ma anche le desolanti e claustrofobiche derive degli ultimi dieci minuti del terzo si rivelano un colpo da maestro. Oltre ad essere estinato ad ottenere maggiore visibilità all’estero rispetto al passato, ‘Black Silences’ permette di riscoprire Nimh alle vette artistiche che lo hanno reso un punto di riferimento assoluto per tutta la scena italiana.