Un disco magnifico quello che ci riconsegna una band che aveva già mostrato le proprie qualità in occasione del debutto ma che adesso, dopo un significativo assestamento di line-up, può davvero arrivare lontano. I texani hanno compiuto passi in avanti notevoli nella definizione del proprio sound e nella varietà degli arrangiamenti ma soprattutto si permettono di sbeffeggiare la concorrenza in materia revival con una canzone diversa dall'altra, influenze molteplici e colori sempre nuovi. L’aggiunta dell’organista AJ Vincent - il suo assolo da brividi nella title track vi costringerà a ripassare le discografie di Emerson Lake & Palmer e Deep Purple - ha reso più vario e dinamico l'approccio compositivo, Aryn Jonathan Black è un cantante straordinario - capace di citare Robert Plant, Jim Morrison e Peter Murphy senza mai perdere in personalità - e la produzione vintage di Chris “Frenchie” Smith è in linea con quelle di 'White Bear' dei Temperance Movement, 'Sittin' Heavy' dei Monster Truck e di Meat Puppets e Trail Of Dead, che in passato si erano avvalsi dei suoi servigi. Se amate i riff moderni e carichi di groove degli Alter Bridge, non potete vivere senza un po' di classic rock tutti i giorni e non disdegnate escursioni in ambito Bauhaus e Sister Of Mercy non indugiate oltre e fate vostre queste tredici tracce viscerali e imprevedibili. 'My Woman In Black' e 'Addictions' sono pezzi che arrivano subito al dunque e mettono in mostra l'eccezionale spettro vocale del frontman, 'Survives' è chiamata a spezzare la tensione a metà scaletta mentre 'Blind Man’s Shine' è uno di quei blues che al giorno d’oggi purtroppo non si sentono più.